Il latte materno sicuramente è un alimento molto vantaggioso per il neonato in quanto ha delle proprietà come proteine, grassi, vitamine e anticorpi che sono utilissimi per la crescita.
Ma una cosa è la fase che precede lo svezzamento, un’altra è l’assunzione del latte anche quando si è adulti.
Innanzitutto il latte non è tutto uguale, perché quello materno ha delle proprietà che differiscono in nutrienti ed enzimi rispetto al latte di altre specie animali: un cucciolo di una specie animale predilige il latte prodotto dalla loro specie, perché l’umano dovrebbe prendere il latte di diverse specie?
Il latte d’origine animale ha un rapporto grassi saturi/ insaturi è svantaggioso per l’uomo.
È da quando siamo piccoli che sentiamo dire che bere latte fa bene alle ossa… beh, non è proprio verissimo.
Il latte infatti è un alimento acido che viene smaltito attraverso l’urina, le feci e il sudore attraverso il consumo delle risorse di calcio interne al nostro organismo. Quindi pensate a quel poco di calcio che riusciamo ad assumere e quello che dobbiamo perdere per il processo di smaltimento del latte: e capite bene che non è più così conveniente.
Un altro fattore oltre che incide allo smaltimento del calcio e l’età anagrafica: se fino a 30 anni inseriamo più calcio di quanto ne perdiamo (almeno così da norma), dopo i 30 le cose cambiano poiché ne perdiamo di più di quanto ne assumiamo. Ciò è dovuto anche all’assunzione di proteine alimentari, sodio, alcol, caffeina e uno stile di vita sedentario.
Quindi è consigliabile assumere calcio da altri alimenti come frutta e verdura che invece sono considerati alimenti non acidi.
Sempre premesso che oggi purtroppo non possiamo essere sicuri delle proprietà della frutta rifilataci al supermercato; allora possiamo andare sul sicuro assumendo in aggiunta integratori di calcio e vitamina D.